
Il 23 aprile 2025, alle ore 12:49 locali (11:49 italiane, 09:49:11 UTC), un significativo terremoto di magnitudo 6.2 Mw ha interessato la regione del Mar di Marmara in Turchia. L'epicentro è stato localizzato in quest'area marina strategicamente importante e ad alta densità abitativa, vicino alla metropoli di Istanbul. La profondità esatta del sisma è di 10 km circa.
La scossa è stata nettamente avvertita dalla popolazione locale, causando momenti di preoccupazione. Nelle ore successive all'evento, le autorità competenti hanno avviato le procedure di verifica per valutare eventuali danni a strutture o persone. Data la magnitudo dell'evento e la vulnerabilità sismica nota dell'area, il potenziale per danni localizzati, specialmente a edifici non adeguatamente progettati, è concreto. A differenza di altri tipi di terremoti potenti in ambiente marino, data la natura prevalentemente trascorrente del movimento atteso in questa zona e la localizzazione interna al Mar di Marmara, non sono state diramate allerte tsunami significative.
Questo sisma non è un evento isolato, ma si inserisce pienamente nel quadro della dinamica tettonica che caratterizza l'intera regione mediterranea e, in particolare, la Turchia nord-occidentale. Come sappiamo dal contesto generale, l'area è dominata dalla Faglia Nord Anatolica (NAFZ), una delle strutture di faglia a scorrimento orizzontale (trascorrente) più attive e studiate al mondo.
Questa faglia rappresenta il confine principale lungo il quale la micro-placca Anatolica scivola verso ovest rispetto alla grande placca Eurasiatica, sospinta dalla continua convergenza tra la placca Africana e quella Eurasiatica più a sud. Il movimento lungo la NAFZ è notevole, nell'ordine di 23-24 millimetri all'anno.
Questa regione possiede una lunga e drammatica storia sismica. La Faglia Nord Anatolica è stata teatro, nel corso del XX secolo, di una nota sequenza sismica con terremoti di magnitudo 7 o superiore che sono migrati progressivamente da est verso ovest tra il 1939 e il 1999. L'evento più catastrofico in tempi recenti rimane il terremoto di Izmit del 17 agosto 1999 (M7.6), avvenuto lungo un segmento della NAFZ adiacente a quello attivato ieri, che causò oltre 17.000 vittime e distruzioni immense, evidenziando la tremenda pericolosità sismica dell'area metropolitana di Istanbul. Il terremoto odierno, sebbene di energia inferiore, si inserisce in questo contesto di elevato rischio.
Nonostante la distanza, l'evento sismico è stato chiaramente registrato anche in Italia dalla rete microsismica Net4Fersituata a Ferrara. In particolare, la stazione FEM0, dotata di un sensore BroadBand (a larga banda), ha rilevato le onde sismiche provenienti dal Mar di Marmara. I sismometri a larga banda sono strumenti di altissima sensibilità capaci di registrare i movimenti del suolo su un vasto intervallo di frequenze, rendendoli ideali per rilevare terremoti avvenuti a migliaia di chilometri di distanza.

L'analisi del sismogramma registrato a Ferrara mostra l'arrivo delle diverse onde sismiche (P, S, onde superficiali) dopo aver viaggiato per circa 1700 km dall'epicentro.
Il drum plot delle 3 component (verticale, Nord-Sud, Est-Ovest) (registrazione continua delle 24 ore) evidenzino nettamente il segnale del terremoto turco rispetto al rumore sismico ambientale di fondo della Pianura Padana.



Naturalmente, a questa distanza, l'evento non è stato minimamente percepito dalla popolazione a Ferrara, ma la sua registrazione strumentale fornisce dati fondamentali per la sismologia globale e per comprendere meglio la struttura interna della Terra e le caratteristiche della sorgente sismica.
Ulteriori approfondimenti sono disponibili sul sito dell'USGS.