Casaglia, una frazione di Ferrara, è nota per il suo contributo nel campo della geotermia a media entalpia. Il giacimento geotermico fu scoperto negli anni ‘50 durante esplorazioni per la ricerca di idrocarburi che documentavano la presenza di acqua calda a circa 100°C. Questa risorsa rinnovabile alimenta in parte la rete di teleriscaldamento contribuendo alla produzione di energia pulita e alla riduzione di emissioni in atmosfera.
Il campo geotermico di Casaglia è ubicato nel territorio comunale di Ferrara a circa 3-4 km dal centro cittadino.
Il pozzo Casaglia 1 fu perforato nel 1956 dall’Agip nell’ambito di una campagna di ricerca di idrocarburi in possibili trappole strutturali come sembrava essere la Dorsale Ferrarese. Il pozzo raggiunse una profondità di 3379 metri. Dal punto di vista produttivo (in termini di idrocarburi), il pozzo risultò sterile e fu quindi abbandonato nonostante si fosse notato che a soli 1000 metri fosse presente un acquifero con acque a circa 100°C.
Durante la crisi petrolifera degli anni ‘70, spinti dalla necessità di trovare fonti energetiche alternative a quelle fossili che scarseggiavano sul mercato a causa dei paesi produttori, si rivalutò l’importanza di quel fluido caldo relativamente superficiale che poteva essere infatti coltivato per la sua energia.
Nel 1981 fu così realizzato un secondo pozzo, Casaglia 2, situato a circa un chilometro dal Casaglia 1 e con una profondità di 1960 metri. Fu così possibile estrarre acqua calda dal nuovo pozzo e, a valle di uno scambio termico che permetteva di estrarre parte del calore, utilizzare il vecchio pozzo riadattato per la reiniezione della stessa acqua …. soltanto più fredda.
Nel 1995 fu realizzato un terzo pozzo (Casaglia 3) a pochi metri dal Casaglia 2 utilizzato sempre per l’emungimento.
Attualmente, con una portata di circa 400 m³/h di acqua alla temperatura di circa 100°C, la fonte geotermica contribuisce per una potenza di 14 MWt alla potenza totale erogabile attraverso la rete di teleriscaldamento che attraversa buona parte della città di Ferrara. L’energia geotermica è integrata da un termovalorizzatore e da caldaie a gas naturale.
L’impianto di Casaglia è uno dei principali in Italia e rappresenta un modello di utilizzo per la geotermia a media entalpia a livello europeo.
Dopo il terremoto dell’Emilia-Romagna del maggio 2012, il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha istituito la Commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region), incaricata di valutare le possibili relazioni tra le attività di esplorazione per idrocarburi e l’aumento dell’attività sismica nell’area colpita dal sisma.
Nell’ambito dei lavori, la Commissione ICHESE ha anche valutato la possibilità che le operazioni effettuate nel campo geotermico di Casaglia, presso Ferrara, potessero aver influenzato l’attività sismica del 2012 in Emilia. Nelle conclusioni del suo rapporto, la Commissione conclude che ‘…è molto improbabile che le operazioni effettuate nel campo geotermico di Casaglia possano avere influenzato l’attività sismica del 2012’.
A seguito degli esiti del lavoro della Commissione ICHESE, il 27 febbraio 2014, il Ministero dello Sviluppo Economico ha istituito, nell’ambito della Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie (CIRM), un Gruppo di Lavoro per la definizione di “Indirizzi e Linee Guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e della pressione di poro nell’ambito delle attività antropiche (ILG14)”. Il 24 novembre 2014, il Gruppo di Lavoro ha consegnato il rapporto finale che sintetizza lo stato dell’arte delle conoscenze attualmente disponibili. Tali Linee Guida prevedono una fase di sperimentazione su siti pilota di diverse tipologie. Con una successiva convenzione tra Ministero e Regione Emilia-Romagna, il giacimento di Casaglia fu prescelto per testare l’applicazione dei suddetti Indirizzi e Linee Guida su campi geotermici.
Il 21 ottobre 2016, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato un secondo documento contenente le “Linee guida per l’utilizzo della geotermia a media e alta entalpia (ILG16)”, per tener conto delle peculiarità geologiche e delle diverse caratteristiche impiantistiche utilizzate per la coltivazione dell’energia geotermica. Gli ILG16 forniscono infatti indirizzi tecnici specifici per l’utilizzo sicuro della risorsa geotermica a media e alta entalpia proveniente da serbatoi idrotermali. Le indicazioni sono applicabili tanto alle attività geotermoelettriche ordinarie, quanto agli impianti pilota geotermici sperimentali.